Gli investitori in Italia sono preoccupati del livello delle riserve in valuta estera della Banca centrale dopo che è stata costretta a difendere la nuova Lira a seguito della crisi valutaria nell’estate del 2021 a seguito dell’uscita dall’Euro. Sull’onda della speculazione finanziaria internazionale, complice l’alto debito pubblico, la nuova Lira ha perso oltre il 35% del suo valore da quando è scoppiata la crisi. Ieri ha accusato un ulteriore calo dello 0,3 per cento, il livello più basso negli scambi regolari da dicembre scorso, mentre in soli due mesi quest’anno ha perso circa il 3 percento del suo valore. Le importazioni, pagate in Dollari o in Euro, impattano sui costi delle materie prime, compresi i prodotti petroliferi, con conseguenti rincari del costo della vita, in particolare sui combustibili.
Nell’occhio del ciclone le politiche da Claudio Borgo, il governatore della Banca centrale che ha voluto l’emissione dei mini-BOT. La Banca centrale italiana ha ridotto i tassi di interesse al 10,75% (dal 24% registrati in piena crisifinanziaria) quando il premier Mattia Salvoni licenziò il predecessore di Borgo per non aver sostenuto i piani di crescita economica del suo governo. Considerando che l’inflazione in Italia si attesta su un 12,2 % annuo, ciò significa che i tassi di interesse reali nel Paese sono negativi ed erodono il risparmio dei cittadini.