Traduzione ed adattamento a cura della redazione – Da Routers Grafic
Aggiornato al 17 marzo 2020
Il nuovo coronavirus COVID-19 si è diffuso rapidamente in ogni Paese in cui è penetrato. Secondo il CDCP ( Centers for Disease Control and Prevention – Ente governativo degli Stati Uniti), il tasso di raddoppio – periodo di tempo necessario per aumentare il numero di casi di un fattore due – va dai 6 ai 7 giorni. A meno che gli Stati non siano in grado di rallentare tale crescita esponenziale, il carico di lavoro sui sistemi sanitari aumenta rapidamente e li sovraccarica.
I dati disponibili per i casi confermati non rappresentano la realtà della situazione. Il numero dei casi reali è sicuramente molto superiore. Ma usando i dati relativi ai casi confermati come riferimento, è possibile vedere che, nella maggior parte dei paesi in cui l’infezione si è diffusa, lo sviluppo di nuovi casi confermati è molto più rapido rispetto al periodo di raddoppio di 6 giorni. I grafici riportati utilizzano una scala logaritmica per facilitare il confronto tra Paesi con numero di casi molto diversi.
I focolai più grandi
In caso di epidemia l’obiettivo più importante è rallentare il tasso di crescita. Le misure molto severe possono aiutare ad “appiattire” la curva rappresentante lo sviluppo dell’infezione ed i Paesi che hanno chiuso le città e limitato i viaggi limitati sono riusciti a rallentare il tasso di raddoppio.
La Cina continentale è stata la più colpita finora con oltre 81.000 casi registrati, ma sono riusciti a rallentare drasticamente il tasso di crescita. Alla fine di gennaio, con gli ospedali travolti, la Cina mise in blocco l’intera provincia di Hubei, dove è ubicato Wuhan, la città di origine dell’epidemia, limitando i movimenti di circa 60 milioni di persone. Restrizioni simili in tutta la Cina nelle settimane successive hanno rallentato il tasso di nuovi casi. La National Health Commission del Paese ha dichiarato il 12 marzo che la Cina ha superato il picco dell’epidemia.
L’Italia ha avuto quasi 25.000 casi e oltre 2.100 morti (al 17 marzo). Il Paese è in stato di blocco dal 10 marzo, quando il governo ha ordinato a tutti di non spostarsi in luoghi diversi salvo che per necessità di lavoro, stretta necessità ed emergenze, ha vietato tutti gli incontri pubblici e sospeso gli eventi sportivi. Gli effetti del distanziamento sociale devono ancora manifestarsi nel tasso di crescita, ma il mondo sta guardando.
In Iran i governanti clericali stanno faticando a contenere la diffusione del virus, nonostante la chiusura di scuole e università e la sospensione di eventi religiosi, culturali e sportivi in tutto il paese. L’epidemia ha infettato un gran numero di alti funzionari, politici, chierici e membri delle élite della Guardia Rivoluzionaria.
Il virusa ha colpito la Corea del Sud più o meno contemporaneamente all’Italia, ma il Paese ha finora messo in quarantena solo diverse migliaia di persone e ha riportato 81 morti su oltre 8.300 casi confermati. Le autorità hanno testato in modo estensivo centinaia di migliaia di persone per le infezioni come un modo per combattere il virus. Ciò è risultato possibile in quanto questo Paese aveva approntato una serie di misure organizzative a seguito della SARS nel 2003.
Virus in rapida crescita
I test negli Stati Uniti sono stati utilizzati con ritardo e in un numero limitato di casi. Una serie iniziale di test emessi dal CDC è risultata difettosa e molte autorità statali e locali affermano di non essere state in grado di gestire tutte le persone che sarebbe necessario testare. Si stima che il numero di casi dovrebbe aumentare man mano che i test diventeranno più diffusi. La maggior parte dei campionati sportivi ha sospeso le stagioni e molti incontri pubblici sono stati cancellati o rinviati. Mentre l’amministrazione Trump ha annunciato ampi divieti di viaggio dalla Cina, dall’Iran, dalla Corea del Sud e dalla maggior parte dell’Europa agli Stati Uniti, non ha ancora implementato restrizioni di viaggio aggressive all’interno del Paese.
La Germania ha introdotto controlli alle frontiere con Austria, Svizzera, Francia, Lussemburgo e Danimarca a partire dal 16 marzo. Hanno testato le persone nelle cliniche mobili ed il numero di casi continua a crescere. La cancelliera Angela Merkel ha affermato che il virus potrebbe infettare fino al 70% della popolazione.
La Spagna ha annunciato uno stato di emergenza di 15 giorni a livello nazionale il 14 marzo, che ha limitato i trasporti e ha ordinato la chiusura di bar, ristoranti e la maggior parte dei negozi.
La Francia ha oltre 6.600 casi confermati. Sabato 14 marzo, il Primo Ministro Edouard Philippe ha ordinato a tutti i ristoranti, bar e cinema di chiudere e ha esortato i cittadini a ridurre al minimo i loro movimenti non essenziali mentre il numero di decessi e infezioni correlati al coronavirus è aumentato vertiginosamente.
Per ora sotto controllo
Il Giappone è stato criticato per la insufficiente capacità di test e per non aver mobilitato completamente la sua organizzazione. Al 16 marzo, il Giappone aveva registrato 1.547 casi e 34 morti ma si presume che il numero dei casi reali sia molto superiore.
Hong Kong e Singapore sono state entrambe colpite duramente dalla SARS nel 2003 e similmente alla Sud Corea hanno un’organizzazione contro le epidemie molto efficiente. A livello globale, la SARS ha infettato oltre 8.000 persone e ne ha uccise 774, di cui 299 a Hong Kong. All’inizio di febbraio Hong Kong e Singapore hanno introdotto restrizioni di viaggio e controlli sanitari sulle persone provenienti dalla Cina continentale.
I trend di sviluppo a confronto
Il confronto tra le varie curve rappresentative dello sviluppo del contagio evidenzia che il trend è simile nei Paesi occidentali coinvolti ed in linea con quanto già registrato in Cina, con ritardo nell’inizio dell’epidemia che va da 7 a 15 giorni.