Il 17 settembre Matteo Renzi ha annunciato che lasciava il PD per fondare un nuovo partito. Il nuovo partito si chiama Italia Viva e si aggiunge a una lista di partiti che nel corso degli anni hanno avuto una delegazione in Parlamento: alcuni hanno avuto più fortuna, altri sono durati il tempo di una legislatura e poi scomparsi o confluiti in qualche altro partito più grande.
Non è facile ricordarseli tutti e non tutti hanno lasciato traccia.
Ecco una lista che raccoglie i 47 diversi partiti nazionali che dal 1992 ad oggi hanno ottenuto almeno l’1% dei voti in una competizione elettorale di carattere nazionale, che hanno eletto con il proprio simbolo almeno un parlamentare nazionale o europeo o che sono stati rappresentati in Parlamento da almeno 5 parlamentari, e che oggi non hanno più rappresentanza.
Ovviamente non sono compresi i partiti locali, altrimenti la lista si allungherebbe ancora. Vien da chiedersi: per quale motivo c’è stata questa proliferazione di partiti, di sigle, dietro alle quali ci sono stati spesso gli stessi attori?
Voglia di protagonismo, individualismo, fino a quando c’era il finanziamento pubblico interessi economici, magari ben nascosti dietro a fondazioni.
È l’elettore la vera vittima di questa girandola di partiti e partitini, nella gran confusione di sigle non è facile capire le idee, l’etica, che ci stanno dietro.
Questo scenario impone una grande riflessione quando qualcuno chiede di cambiare nome al PD. Bastasse cambiare il nome!